Questo scritto affronta la questione se il dramma di Ugo Betti possa inquadrarsi nell’ambito della tragedia moderna, sottraendola all’icona del teatro tradizionale, e propone una prospettiva drammaturgica da cui, attraverso una concezione deel tragico che si qualifica come tale all’atto di destituirsi da se stesso, emerge un autore attento alle angosce storiche del suo tempo, alle quali l’approdo finale della fede offre un modello archetipale ed un sistema di riferimento interpretativo, più che una soluzione operativa.Nell’ultima parte, l’analisi minuziosa condotta su un’opera postuma consente di stabilire le coordinate di un progetto e di un’idea di teatro che la fine immatura ha impedito al drammaturgo di elaborare, ma che dimostrano il consapevole intento di definire i sensi ed i fondamenti del genere tragico contemporaneo.